Imparare a lasciare andare comporta l’accettazione del fatto che alcune cose “sono come sono” e che giudicarle o tentare di cambiarle (quando non se ne ha il potere o semplicemente il diritto), comporterebbe un inutile spreco di energie.
L’accettazione ha a che fare con la capacità di osservare la realtà dalla giusta prospettiva, affinché la si possa affrontare in maniera attiva. L’ accettazione offre quindi l’opportunità di guardare il mondo con occhi diversi e di assumere un ruolo attivo nella propria vita, passando dal ruolo di “spettatori” (o “vittime”) a quello di “protagonisti”.
Accettando, abbandoniamo la pretesa di cambiare “l’immodificabile”, per trovare altre strade, concentrandoci sui noi stessi, sui nostri progetti (assertività) e su ciò che può migliorare la qualità della nostra vita.
La rassegnazione, al contrario, implica la continua speranza che, prima o poi, quella situazione o quella persona a cui siamo legati, possa cambiare; non solo, la passività che essa comporta, ci rende vittime delle circostanze, portandoci a credere di non essere padroni del nostro destino.
“Lasciare andare non è dominio e controllo, ma un atto di fede perché la vita si sveli…”
Lasciare andare implica anche rinunciare al desiderio di esercitare il controllo su una situazione o sulle proprie reazioni emotive.
Panico e ansia sono i disturbi tipici di chi teme di perdere il controllo di sé stessi, si innesca un fenomeno di ” paura della paura” che porta a moltiplicare le strategie della protezione.
Il controllo e il lasciarsi andare, però, possono anche fondersi, bisogna trovare un equilibrio tra due opposte pulsioni che non son incompatibili, ma, al contrario, complementari. In realtà tutta l’attività di apprendimento é inizialmente costruita su una sequenza di controllo che poi diventa automatica e permette di lasciarsi andare, basti pensare ai primi momenti trascorsi al volante.
“Per ricevere, è necessario prima aprire la mano. Lasciare andare“
L’ Assessment Collaborativo è una particolare modalità di valutazione psicologica nella quale i clienti sono coinvolti attivamente come collaboratori nell’interpretazione dei risultati dei test.
Psicoterapia
È un intervento psicologico breve (8-12 colloqui) che ha l’obiettivo di esplorare il funzionamento della personalità, portando alla luce i punti di forza e i punti critici da elaborare attraverso l’uso di test psicologici. I test sono usati in modo collaborativo, cioè coinvolgendo attivamente il cliente nel cogliere parallelismi tra quello che succede ai test e quello che accade nella propria vita, riflettendo insieme su modi alternativi di comportarsi che potrebbero risultare più utili e funzionali.
L’intervento comincia nell’aiutare il cliente a formulare delle domande su ciò che vorrebbe comprendere meglio riguardo se stesso, domande che costituiranno il focus dell’Assessment. Dopo il percorso breve basato su test e colloqui, si conclude con una “restituzione” in forma sia orale sia scritta (attraverso una lettera che si consegna al cliente) di quanto emerso durante il percorso psicologico.
Solo in alcuni casi si consiglierà di proseguire con una serie di colloqui di consulenza psicologica. La base teorica e metodologica da cui trae origine questo approccio semi strutturato è l’Assessment Terapeutico sviluppato da Stephen Finn ad Austin (Texas). Numerosi studi confermano che questo tipo di valutazione psicologica che, a differenza della valutazione psicodiagnostica tradizionale, è già una valutazione-intervento, favorisce cambiamenti positivi nei clienti.
Terapia familiare La Spezia
L’intervento può essere pensato per adulti, coppie, famiglie con bambini e famiglie con adolescenti.
L’Assessment Collaborativo è utile quando le persone sono afflitte dai problemi che non sono in grado di capire o di risolvere in altri modi.
Quando i giapponesi riparano un oggetto rotto, valorizzano la crepa riempiendo la spaccatura con dell’oro.
Essi credono che quando qualcosa ha subito una ferita ed ha una storia, diventa più bello.
Questa tecnica è chiamata Kintsugi.
Rendere belle e preziose le “persone” che hanno sofferto, riparare e ricucire le ferite, guardare con prospettive diverse le cose che ci sono successe, questa tecnica si chiama psicoterapia.
Il dolore è parte della vita.
A volte è una parte grande, e a volte no, ma in entrambi i casi, è una parte del mosaico.
Il dolore fa due cose: ti insegna, ti dice che sei vivo.
Poi passa e ti lascia cambiato.
E ti lascia più saggio, a volte.
In alcuni casi ti lascia più forte.
In entrambe le circostanze, il dolore lascia il segno, e tutto ciò che di importante potrà mai accadere nella tua vita lo comporterà in un modo o nell’altro.
Dott. Alessio Novarelli – Studio di Psicologia, Psicoterapia – La Spezia
Guardare le stesse cose con occhi nuovi
La grande sfida è quella di trovare nuove regole, nuovi equilibri, pensieri nuovi, elaborare strategie, poter ricominciare a progettare con leggerezza, con tempi lenti; guardare le stesse cose con occhi nuovi e a trovare piccole soluzioni.
“La felicità non dipende da quello che ci manca ma dal buon uso di quello che abbiamo” Thomas Hardy
La grande sfida è quella di fare buon uso di quello che si ha, di quello che abbiamo, rimanendo nel presente, un invito a stare, nel presente, piuttosto che soffermarci a quello che ci manca, in ottica di passato o di futuro.
Ora più che mai, però, nel nostro presente, regna un senso di smarrimento, di sfiducia, di disorientamento, per cui appare ancora più vitale costruire legami per gestire l’imprevisto e l’incertezza.
“Bisogna apprendere a navigare in un oceano di incertezza attraverso arcipelaghi di certezza” Edgar Morin
La grande sfida è quella di avere e di poter sentire i nostri arcipelaghi di certezza, questo ci permetterà di poter utilizzare la nostra bussola che ci orienterà nell’incertezza.
I nostri arcipelaghi si formano attraverso le esperienze, le relazioni, l’ambiente e le emozioni.
“Il tempo per leggere come il tempo per amare dilata il tempo per vivere” Daniel Pennac
Non c’è nulla, al pari di un libro, in grado di fermare il tempo e dilatare la nostra vita; forse dice Pennac, solo l’amore, ha questo straordinario potere.
Apriamo i libri per vivere, ma aggiungo non solo quelli, possiamo utilizzare tutto quello che ci permette di viaggiare nel tempo, di sospenderlo o di dilatarlo, a seconda dei nostri interessi ma anche della nostra passione.
La grande sfida è quella di coltivare la nostra curiosità, che è un comportamento, un istinto, che nasce dal desiderio di sapere qualcosa e rappresenta inoltre una guida dalla quale deriva una parte della nostra motivazione.
La grande sfida è quella di continuare ad essere motivati nell’affrontare ciò che si presenterà a noi e nel trovare tutti i giorni piccole soluzioni.
Studio Clinico Il Baobab – campione di 583 persone della popolazione della Spezia – 03-18 maggio 2020
INDAGINE nella popolazione Spezzina sull’impatto che ha avuto l’attuale pandemia Covid-19 sulla percezione del nostro benessere fisico, psichico, sociale ed economico.
Lo studio è stato condotto tra il 3 e il 18 maggio scorsi diffondendo in città un questionario anonimo di autovalutazione della propria percezione in relazione al benessere verso il Covid-19 realizzato dagli psicoterapeuti dello Studio Clinico Il Baobab, studio di psicologia-psicoterapia sito in centro a La Spezia.
Il sondaggio prevedeva la compilazione di un questionario a scelta multipla di 31 items nel quale è stato chiesto di esprimere la propria opinione rispetto ai diversi aspetti dell’infezione.
La nostra indagine nella popolazione spezzina si è conclusa raccogliendo 583 questionari anonimi autosomministrati; ringraziamo nuovamente chi ha collaborato al nostro sondaggio compilando il questionario e la redazione di CdS – Città della Spezia che ci ha aiutato sostenendolo e promuovendolo.
L’impatto che ha avuto il Covid-19 sulla percezione del nostro benessere fisico, psichico, sociale ed economico ha evidenziato di aver avuto queste particolari problematiche:
Al primo posto stress/ansia per un49.7%interessando 290 persone, disturbi del sonno (41.5%)242 persone, paura del contagio (41.2%)240 persone, a seguire sbalzi di umore (37.7%), preoccupazioni economiche e lavorative (34.5%), umore depresso (27.5%), conflitti (7.4%), problemi con i figli (6.3%), problemi alimentari (5.8%).
Studio Clinico Il Baobab – campione di 583 persone della popolazione della Spezia – 03-18 maggio 2020
Gli aspetti che hanno maggiormente influenzato la salute psichica della nostra popolazione sono:
Al primo posto il cambio di abitudini per un 41.2% interessando 240 persone, il distanziamento sociale (38.1%) 222 persone, l’isolamento (24.5%) 143 persone, a seguire troviamo la gestione della quotidianità (25.4%), la chiusura o limitazioni dei servizi (24%), problemi di lavoro (12.7%), difficoltà economiche (12%), difficoltà familiari (8.2%) e problemi di salute (4.3%).
Studio Clinico Il Baobab – campione di 583 persone della popolazione della Spezia – 03-18 maggio 2020
Come percepisce la popolazione della Spezia la prospettiva di una futura ripresa psicofisica ed economica?
Il 70.7% percepisce la ripresa psicofisica come positiva , un 22.1% invariata e un 7.2% negativa, per quanto riguarda la ripresa economica il nostro campione la percepisce la prospettiva come invariata al 40%, positiva al 35.8% ed infine negativa ad un 24.2%.
Studio Clinico Il Baobab – campione di 583 persone della popolazione della Spezia – 03-18 maggio 2020Studio Clinico Il Baobab – campione di 583 persone della popolazione della Spezia – 03-18 maggio 2020
Il nostro campione ha dichiarato di vivere l’ingresso nella fase 2 con preoccupazione con un 57.5%, con fiducia con un 31.4%, con indifferenza con un 5.8% e con spavento con un 5.3%.
Nonostante le difficoltà espresse emerge un campione della nostra città che si sente abile e competente nel poter migliorare il proprio benessere sia psicologico che psicofisico; il nostro invito come studio clinico di psicologia e psicoterapia, di professionisti della salute mentale, è quello di restare in ascolto di quelli che sono i propri stati emotivi, i propri pensieri e le proprie azioni/comportamenti con la finalità di comprendere ed osservare l’eventuale comparsa o peggioramento di sintomi che potrebbero con il tempo, se non trattati, cronicizzarsi.
INDAGINE nella popolazione Spezzina sull’impatto che ha avuto l’attuale pandemia Covid-19 sulla percezione del nostro benessere fisico, psichico, sociale ed economico.
La compilazione, che richiede circa 5 minuti di tempo è in forma anonima, non necessita di nessuna registrazione e non vi è nessuna obbligatorietà di nessun genere. Non vi è nessun possibile rischio a parteciparvi, in quanto si tratta di una rilevazione delle opinioni e percezioni delle persone in merito all’attuale pandemia.
Lo Studio Clinico Il Baobab continuerà a raccogliere i Vostri questionari, che fino ad oggi sono giunti numerosi; prossimamente Vi renderemo partecipi dei risultati complessivi del nostro territorio Spezzino.
Vi ringraziamo per la Vostra disponibilità e collaborazione e per la Vostra numerosa partecipazione.
INDAGINE nella popolazione Spezzina sull’impatto che ha avuto l’attuale pandemia Covid-19 sulla percezione del nostro benessere fisico, psichico, sociale ed economico.
Quali sono i possibili benefici derivanti dall’indagine?
La raccolta della percezione delle persone che stanno vivendo l’attuale pandemia da Covid-19 riteniamo sia interessante per strutturare possibili ipotesi di futuri interventi nel nostro territorio della Spezia sia in ottica preventiva, per contenere una cronicizzazione dei possibili sintomi che terapeutica.
Lo Studio Clinico il Baobab della Spezia, Vi invita a prendere parte ad un sondaggio per valutare la Vostra percezione relativa all’impatto fisico, psicologico, sociale ed economico che l’infezione Covid-19 ha avuto nella Vostra quotidianità, mettendo in luce, nel caso, le ripercussioni sul Vostro livello di benessere più generale.
Per questo motivo Vi chiediamo la disponibilità a partecipare alla rilevazione.
Se Vi fa piacere, potreste aiutarci nel dare un Vostro contributo al sondaggio.
La compilazione richiede circa 5 minuti attraverso il seguente link: https://lnkd.in/gxgwXgK
L’ emergenza Covid-19 purtroppo sta isolando tutti noi in casa, ma soprattutto per molti bambini , questo si traduce in mancanza di socialità e tantissimo tempo libero a disposizione, soprattutto per i nostri piccoli che non hanno delle video-lezioni in programma.
Senz’altro non è possibile dedicare sempre loro la nostra attenzione, ma ritengo utile suggerire alcuni consigli da seguire per far si, che inizino a gestire il gioco in modo indipendente. Infatti mentre per le generazioni passate, non era nuova consuetudine giocare da soli, per i bambini di oggi il tempo del gioco è sempre limitato in quanto le loro giornate sono scandite da numerose attività che li impegnano in toto. L’organizzazione Mondiale della Sanità suggerisce giustamente che per i piccoli da 2 ai 5 anni di età, non si dovrebbe superare 1 h al giorno di intrattenimento tra televisione, videogiochi, smartphone, per cui occorre trovare nuove strategie per intrattenerli e insegnare loro a giocare in maniera indipendente.
Ecco di seguito alcuni consigli
Osservarli durante il gioco
Una strategia che dovrebbe permettere al bambino di giocare in modo indipendente è questa: stabilite un determinato tempo, (15-20 minuti) con il vostro bambino, durante il quale, spento ogni telefono, starete ad osservarlo, comunicandogli che quel tempo sarà solo dedicato a lui e che il vostro apporto sarà esclusivamente di aiuto e non di proposta ludica. Allo scadere del tempo, sarà per il bambino una grande gratificazione sentirsi dire che è stato bello osservarlo e giocare con lui. Importante: per un bambino che non ha mai giocato da solo, è troppo pretendere che il gioco si prolunghi molto, ad esempio 1 h, quindi si potrebbe iniziare con 5 o 10 min di gioco autonomo rinforzando positivamente ogni frame di tempo che il bambino raggiunge. (anche qualora questo fosse inferiore a quello che il genitore aveva supposto).
Setting stimolante
Pensate a come organizzare l’ambiente di casa, in modo stimolante, così che il bambino possa trovare la voglia e la curiosità di giocare da solo. Lasciate in giro alcuni oggetti o giochi in luoghi inattesi, così da suscitare in lui la curiosità e l’interesse. Scatole aperte di lego e macchinine e/o bambole disposte in fila o in cerchio potrebbero suscitare in lui la voglia di giocarci.
Spazio al disordine
La scelta di un’area della casa in cui i bambini possano giocare liberamente e dare sfogo alla loro fantasia, permetterà loro di rilassarsi, tenendoli impegnati a lungo,senza farsi male. I bambini infatti se non hanno esaurito tutte le loro energie, saranno piuttosto capricciosi.
Per i bambini più fortunati, il giardino costituisce una valida risorsa, perchè possono disporre di spazio in cui giocare, muoversi, fare semplice attività motoria, sperimentare attività di giardinaggio o simili. Per i meno fortunati occorre invece scegliere una zona della casa, in cui possono liberamente giocare e sporcarsi con materiali quali farina, colori, acqua e ideare percorsi con i birilli. Per renderli più sicuri si potrebbe attrezzare la zona in cui giocano con cuscini, tappetini o morbide coperte.
Lasciatevi coinvolgere
Se il vostro bambino sarà consapevole che successivamente anche voi sarete coinvolti nel gioco, troverà maggiore soddisfazione e interesse nel proseguire poi il gioco autonomamente. Le attività in cui un genitore potrebbe inserirsi possono essere per esempio una sfida a nascondere e a trovare un oggetto, o percorsi semplici in sicurezza.
Abbiate pazienza
Non potete pretendere che i vostri piccoli imparino a giocare da soli in breve tempo, perchè tutti i cambiamenti necessitano di tempi lunghi. Se impareranno a giocare in modo indipendente, acquisteranno anche la capacità di elaborare emotivamente quello che sta accadendo intorno a loro, perchè nel loro gioco simbolico insceneranno situazioni che li stanno turbando: il gioco diventa quindi una terapia.
Favorire le routines
L’importante comunque è continuare in questo periodo #iorestoacasa a mantenere costante la ritualità delle abitudini quotidiane proprio per generare in lui un maggior senso di prevedibilità e sicurezza. Risulta utile continuare noi genitori a parlare con loro degli amici e delle maestre del nido ricordando particolari momenti vissuti insieme, proprio al fine di attenuare il distacco dalla loro precedente esperienza pre-scolastica, così come sarà importante prepararli al momento del rientro.
Ancora si potrebbero realizzare disegni e vari elaborati grafico-pittorici da appendere nelle pareti delle loro camerette o in altri luoghi adibiti al gioco, per favorire sempre il loro orientamento temporale e spaziale.
…e la gestione delle emozioni?
I nostri piccoli in questa fascia di età (2-6 anni) non hanno adeguati strumenti cognitivi tali da comprendere le informazioni che giungono loro dai mass-media, anzi sarebbe opportuno limitare al massimo l’esposizione a tali fonti, per cui dovrebbero essere gli adulti a filtrare queste notizie, spiegando loro per esempio che le loro vacanze così prolungate e forzate dipendono da un’influenza che sta circolando intorno a noi ma di cui i dottori si stanno occupando. D’altronde noi adulti costituiamo per loro un importante punto di riferimento su cui il bambino deve contare per controllare le sue paure e se noi ci mostriamo impauriti o agitati anche il nostro piccolo si sentirà in preda ad una realtà minacciosa.
Mi piace concludere con questi pensieri di Antonella Lattanzi:
In questi giorni di chiusura manca a noi tutti l’aria contro la pelle ma presto ci sarà “un’aria tutta diversa che soffia energia vitale dentro di noi, …un’aria piena di coraggio che soffia implacabile per le nostre strade …l’aria di cui è fatta l’immaginazione, un tornado di immaginazione che inventa il futuro che inizia il futuro adesso”.
3 milioni sono gli italiani colpiti da anoressia, bulimia e disordini alimentari; 5% della popolazione; 7,5 milioni sono le persone coinvolte a livello familiare;
Fasce di età a rischio
14-35 anni è la fascia di età più colpita; Tra chi chiede aiuto il 92% sono donne;
Questione di genere?
GENERE donne 96,8% uomini 3,2%; Titolo di studio: diploma 68%, laurea 12%;
Forse no, ma quasi certamente l’avete praticato oppure subito. Il phubbing è un termine recente nato dalla fusione delle parole “phone” (telefono cellulare) e “snubbing” (snobbare), e si riferisce appunto all’atto di ignorare o trascurare il proprio interlocutore in un contesto sociale concentrandosi sul proprio smartphone.
Il cellulare è ormai un oggetto onnipresente nelle nostre vite e molti di noi hanno l’abitudine di tenerlo fra le mani e di interagirci continuamente: questo avviene non solo quando per esempio siamo in coda alle poste o sui mezzi pubblici e, soli e annoiati, controlliamo i social o navighiamo sul web, ma anche quando siamo immersi in relazioni sociali, in famiglia, con i colleghi, tra amici e in coppia.
La ricerca non ha tardato ad analizzare il fenomeno e un nuovo studio, condotto da un’équipe di psicologi dell’Università del Kent e pubblicato sulla rivista Journal of Applied Social Psychology, ne ha confermato le prevedibili implicazioni negative: il phubbing andrebbe a peggiorare in maniera significativa la comunicazione e la relazione tra persone.
I partecipanti allo studio, 153 studenti universitari, hanno assistito a una scena di 3 minuti che coinvolgeva l’interazione tra due persone, con la richiesta di identificarsi con uno dei due protagonisti. Ogni partecipante veniva assegnato a una fra 3 condizioni sperimentali: nessun phubbing, phubbing leggero o phubbing massiccio.
I risultati? Più il livello di phubbing aumentava, più i soggetti percepivano che la qualità della relazione era peggiore e la relazione insoddisfacente.
Gli autori dello studio hanno caratterizzato il phubbing come una vera e propria «forma di esclusione sociale», capace, quando lo si subisce, di «minacciare alcuni bisogni umani fondamentali, come l’appartenenza, l’autostima, il senso di realizzazione e il controllo».
La loro speranza? Che, conoscendo quanto disagio possa suscitare questo comportamento, le persone si impegnino il più possibile per “stare” nelle relazioni che stanno vivendo, e, se proprio devono rispondere a una chiamata o a un messaggio, dedichino a tali interruzioni il più breve tempo possibile.